Le Scuole chiedono AIUTO

Giovedi, 9 Apr 2020, 12:00

Se il Governo non prenderà provvedimenti la metà delle nostre scuole non riaprirà a settembre

Fuga dalle rette di nidi e scuole private chiusi per coronavirus. Se i Comuni, da Monza a Catania, per gli asili le hanno sospese, non così hanno fatto i gestori delle strutture paritarie, convenzionate e non. Protestano i genitori, «non ce la facciamo a pagare, il servizio non c'è», mentre i gestori s'appellano ai contratti firmati, chiedono uno sforzo alle famiglie. C'è chi lo fa con toni gentili: «Vi chiediamo la cortesia di mantenere gli impegni presi», ma la sostanza non cambia. Ed è corale il loro grido di aiuto rivolto al Governo: «Ci aiuti o chiuderemo». Genitori e strutture in difficoltà, l'emergenza colpisce entrambi. A Bari è partita una petizione di mamme con i figli negli asili privati: ha raccolto 250 firme e per ora nessuna risposta. Sono donne libero professioniste: «Il territorio non offre strutture pubbliche quindi dobbiamo affrontare costi elevati ricorrendo alle strutture private a pagamento. Solo che se chiudi gli asili e molte mamme si fermano e non guadagnano è folle dover anche pagare delle rette» la loro voce. «Il bonus baby sitter? È una presa in giro, sono voucher con cui pagare le baby sitter con regolare contratto per chi le ha. Ma con la pandemia non viene nessuno giustamente in casa». Altra testimonianza è quella di Elena Rigon, 39 anni di Soave, nel Veronese, un figlio al nido e l'altro alla materna, 675 euro di retta al mese per entrambi. «La scuola ci è venuta incontro, coprirà i mesi fino a maggio, ma marzo andava pagato e alcune famiglie non ce l'hanno fatta – racconta – io ho fatto le prime settimane avanti e indietro dai nonni che stanno a 60 chilometri di distanza, ora sono in cassa integrazione, ma chi lavora e deve pagarsi una baby sitter come fa?». Anche la prospettiva spaventa: «Ad agosto cosa succederà se molti di noi hanno consumato le ferie? Speriamo che si possa ripartire e che le scuole ci vengano incontro per il dopo emergenza».

Le associazioni che tutelano i consumatori, subissate di segnalazioni, si sono mosse. «Abbiamo scritto alla ministra Lucia Azzolina per chiedere una sospensione delle rette: è vero che è un rapporto di natura privatistica, ma il servizio non è offerto» spiega Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori. Sulla stessa linea il Codacons: «Se il servizio non è erogato nessun corrispettivo economico è dovuto» insiste il vicepresidente Bruno Barbieri. La richiesta è che si aiutino le famiglie, ma anche le strutture: «Se chiudono perché non reggono alla crisi sarebbe un danno per il tessuto sociale». In Veneto il sistema educativo dell'infanzia è in prevalenza paritario. A Minerbe, cinquemila abitanti, le uniche due materne sono private di ispirazione cattolica, «pensate come servizio alla comunità» osserva Giuseppe Menin, consigliere nazionale dell'associazione genitori (Age). Per questo dice: «che sono comprensibili le difficoltà dei genitori, soprattutto di chi lavora nel settore privato, ma è a rischio un sistema di servizio pubblico effettuato da strutture private».

La sintesi è di Luca Iemmi della FISM, la federazione di scuole cattoliche che in Italia rappresenta 6.700 materne, 1.150 nidi e altrettante sezioni primavera che accolgono oltre 500mila bimbi e in cui lavorano 40mila dipendenti: «La situazione è abbastanza grave, stiamo cercando di venire incontro ai genitori. Se il Governo non prenderà provvedimenti la metà delle nostre scuole non riaprirà a settembre, chiediamo almeno di poter aderire al fondo di garanzia sul credito per pagare in anticipo la cassa integrazione al personale». La Fism è una delle realtà più forti del sistema integrato per l'infanzia.

Il dibattito è aperto, si guarda al Cura Italia in fase di conversione. «Le nostre scuole sono senza fini di lucro, siamo servizio pubblico presenti in oltre la metà dei Comuni italiani – precisa Luigi Morgano segretario FISM, ex eurodeputato Pd – è evidente che i rischi che corrono i nostri enti sono fortissimi. Il discorso è al di là dell'emergenza immediata, occorrono garanzie per la ripresa».

Ilaria Venturi

 

da la Repubblica 8 aprile 2020