CARO ENERGIA

Mercoledi, 7 Set 2022, 11:04 :: Donato Natuzzi

Bollette in aumento per asili nido e case di riposo

FISM e Uripa hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze scatenate dalle bollette in aumento per asili nido e case di riposo. L’emergenza promette di scuotere in modo devastante tutta l’Italia, da Nord a Sud.

Solo per le spese di energia elettrica e gas, ogni bambino che frequenterà un asilo nido o una scuola materna costerà 40 euro in più alle strutture. Se si stima che le scuole dell’infanzia paritarie in Italia sono 8.634 e accolgono circa 470 mila bambini mentre a un nido sono iscritti 393 bambini di età compresa tra 1 e 3 anni, il totale della popolazione interessata dall’incremento è pari a circa 863 mila piccoli allievi under 6 anni.

Da un punto di vista economico, i rincari in campo energetico potrebbero tradursi in un aumento della spesa corrispondente a 350 milioni di euro. L’allarme viene da Federazione Italiana Scuole Materne (FISM) che ha sollecitato il Governo, insieme a Uripa che ha osservato un trend analogo per le case di riposo, a lavorare a misure di detrazione fiscale per contrastare l’emergenza che, inevitabilmente, comporterà un aumento delle rette che le famiglie dovranno pagare.

L’allarme percorre l’Italia da Nord a Sud

In merito al quadro allarmante delineato da FISM e Uripa, è intervenuto il presidente di FISM Veneto, Stefano Cecchin, che ha dichiarato: “Se non verranno stabilite adeguate azioni di contrasto al caro bollette anche in favore dei nidi e delle scuole materne paritarie, siamo pronti a consegnare le chiavi dei nostri istituti al Prefetto di Venezia”.

Solo in Veneto sono presenti mille scuole private di cui 500 sono asili nido che ospitano oltre 90 mila bambini fino ai 6 anni. La metà dei comuni è coperta esclusivamente dal servizio privato.

“È necessario che il governo intervenga, altrimenti saremmo costretti a scaricare sui genitori i maggiori costi energetici. Qui rischia di saltare tutto il sistema”, ha aggiunto Checchin. “Con la nostra proposta chiediamo che venga estesa anche al nostro settore la possibilità di accedere ad un credito d’imposta biennale, per il 2022 e il 2023, uguale a quello offerto alle aziende energivore, per scontare i maggiori costi legati alle bollette con un credito sui contributi dei lavoratori. Il timore è che le misure arrivino in ritardo”.

Ricordando che sono attesi incrementi del 110% sul prezzo del gas e del 140% sui costi dell’elettricità, invece, il presidente di Fism Veneto ha precisato: “Non vogliamo intasare i municipi e le Prefetture, ma in assenza di aiuti seri saremo costretti a portare le nostre bollette ai sindaci e a riconsegnare le chiavi al Prefetto”.

Bollette: l’allarme della FISM

Il presidente nazionale FISM, Giampiero Redaelli, poi ha commentato le previsioni formulate asserendo: “Non vogliamo pensare che il Governo e il Parlamento ‘abbandonino al dissesto economico’ i gestori di questi fondamentali servizi. Sarebbe inspiegabile una scelta diversa in un Paese che ci vede il secondo al mondo per tasso di invecchiamento della sua popolazione e tra gli ultimi come tasso di natalità. Chiediamo di assorbire i maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche a carico della fiscalità generale come già avvenuto nei mesi scorsi per la Sanità Pubblica. Il credito d’imposta è lo strumento tecnico individuato da FISM e Uripa che consentirebbe ai gestori di recuperare l’effettivo maggior costo”.

 

daIlaria Minuccipubblicato mercoledì